Fornire una definizione generale e soddisfacente del concetto di produttività è tutt’altro che banale. La ricchezza di un Paese dipende non solo dalla quantità delle proprie risorse, ma indubbiamente anche dalla
capacità di impiegarle in maniera efficiente sia da un punto di vista economico che sociale. Misurare la produttività significa appunto quantificare tale capacità. In questa ottica lo studio della produttività può essere utile nell’interpretazione di fenomeni sia di tipo macro che microeconomico.
In letteratura sono state proposte ed utilizzate nelle stime econometriche diverse funzioni di produttività, ciascuna delle quali in grado di cogliere aspetti cruciali ma con esiti spesso assai eterogenei.
Poiché la nostra principale preoccupazione qui è l'analisi economica dei
fattori gestionali piuttosto che dei fattori di produttività in quanto tali, suggeriamo una classificazione che aiuterà i manager a distinguere quei fattori che ricadano entro la loro sfera di controllo rispetto a quelli al di fuori di essa. In questo modo, il numero di fattori da analizzare e influenzare diminuisce drasticamente.
La tassonomia da noi adottata classifica quindi i fattori in funzione del loro grado di controllo e di rigidità/modificabilità, muovendosi nella logica di disporre di una rappresentazione della velocità e delle possibilità d’intervento a disposizione delle aziende per modificare i propri risultati finali di produttività.
Ci sono due principali categorie di fattori di produttività: Esterni (non controllabili) ed Interni (controllabili). I Fattori esterni e non controllabili per un'istituzione/operatore economico/azienda sono spesso interni per un’altra. I fattori esterni ad un'impresa, per esempio, potrebbero essere interni ai governi, alle istituzioni nazionali o regionali, alle associazioni e ai gruppi di pressione. I governi possono migliorare la politica fiscale, sviluppare una legislazione sul lavoro migliore, fornire un migliore accesso alle risorse naturali, migliorare le infrastrutture sociali, la politica dei prezzi e così via, ma le organizzazioni individuali non possono.
I fattori esterni ad un'impresa sono di interesse per quell'impresa perché una comprensione di questi fenomeni può motivare determinate azioni che potrebbero modificare il comportamento dell'impresa e la sua produttività nel lungo periodo. Infatti saper interpretare, anticipare, influenzare la dinamica del proprio mercato competitivo (fattore esterno) è uno dei principali fattori di competitività sostenibile, il fattore, se vogliamo, di maggiore leva strategica e competitiva appunto.
Tra i fattori interni distinguiamo in base alla difficoltà/facilità di modifica, ovvero in: Strutturali (non facilmente modificabili) e Gestionali (facilmente modificabili). I fattori strutturali includono prodotti, tecnologia, attrezzature e materie prime, mentre i fattori gestionali includono la forza lavoro, i sistemi e le procedure organizzative, gli stili di gestione e le modalità di lavoro.
Questa classificazione ci aiuta a costruire priorità - quali fattori possono essere facilmente affrontati e quali fattori richiedono più forti interventi finanziari e organizzativi.
La figura che segue mostra la tassonomia dei fattori della produttività aziendale:
Fattori interni
La produttività del fattore
Prodotto indica la misura in cui il prodotto soddisfa i requisiti di mercato e di produzione. "Valore d'uso" è l'importo che il cliente è disposto a pagare per un prodotto di una certa qualità. Molte aziende in tutto il mondo combattono una costante battaglia per incorporare l'eccellenza tecnica in prodotti commerciabili.
La rottura delle pareti tra ricerca, marketing e vendita è diventata un fattore di produttività importante. Il prodotto "valore posto", "valore temporale" e "valore prezzo" si riferiscono alla disponibilità del prodotto nel posto giusto, al momento giusto e ad un prezzo ragionevole. Il "fattore di volume" in particolare ci dà una nozione migliore delle economie di scala attraverso un maggior volume di produzione. Infine, il fattore di costo-beneficio può essere aumentato aumentando il beneficio per lo stesso costo o riducendo il costo per lo stesso beneficio.
Impianti e attrezzature svolgono un ruolo centrale in un programma di miglioramento della produttività: la buona manutenzione, l’operare in condizioni di processo ottimali, aumentare la capacità produttiva, ridurre il tempo di inattività e rendere più efficace l'uso delle macchine disponibili e delle capacità produttive.
L'innovazione tecnologica costituisce un'importante fonte di produttività più elevata. L'aumento del volume di beni e servizi, il miglioramento della qualità, i nuovi metodi di marketing, si ottengono con una maggiore automazione e tecnologia dell'informazione. L'automazione può anche migliorare la gestione dei materiali, l'immagazzinamento, i sistemi di comunicazione e il controllo della qualità.
Il Personale, sono il fattore centrale nel miglioramento della produttività che si muove su due binari paralleli: la motivazione e l’efficacia. La
motivazione è il grado in cui le persone si applicano nel proprio lavoro. Le persone si differenziano non solo dalla loro capacità ma anche dalla loro volontà di lavorare. La motivazione è fondamentale per tutti i comportamenti umani e quindi per gli sforzi di miglioramento della produttività. Se la direzione può pianificare ed eseguire schemi di incentivazione efficaci, allora il risultato è sempre un miglioramento significativo della produttività. Le relazioni umane possono essere ulteriormente migliorate riducendo la complessità delle procedure di comunicazione e minimizzando i conflitti. Lo standard delle prestazioni svolge un ruolo importante nella produttività. L'
efficacia è la misura in cui l'applicazione dello sforzo umano porta i risultati desiderati in output e qualità. È una funzione del metodo, della tecnica, dell'abilità personale, della conoscenza, dell'atteggiamento e dell'attitudine - la "capacità di fare". La capacità di fare un lavoro produttivo può essere migliorata attraverso la formazione e lo sviluppo, la rotazione dei posti di lavoro e delle posizioni, la progressione sistematica del lavoro (promozione) e la pianificazione della carriera.
Stili di gestione. C'è una linea di pensiero che afferma che “la direzione” è responsabile di 75 % dei guadagni di produttività, in quanto il management è responsabile per l'uso efficace di tutte le risorse sotto il controllo aziendale. Non esiste uno stile di gestione perfetto. L'efficacia dipende da quando, dove, come e a chi un manager applica uno stile. Stili e pratiche di gestione influenzano il design organizzativo, le politiche del personale, la progettazione dei lavori, la pianificazione operativa e il controllo, le politiche di manutenzione e acquisto, i costi di capitale (lavoro e capitale fisso), le risorse del capitale, i sistemi di bilancio e le tecniche di controllo dei costi.
I ben noti principi di buona
organizzazione, quali l'unità di comando, la delega e la portata del controllo, sono destinati a prevedere la specializzazione e la divisione del lavoro e il coordinamento all'interno dell'impresa. L'organizzazione deve essere dinamicamente operata e guidata verso obiettivi e deve essere mantenuta, servita e riorganizzata di tanto in tanto per raggiungere nuovi obiettivi. Un motivo per la bassa produttività di molte organizzazioni è la loro rigidità. Non riescono ad anticipare e rispondere ai cambiamenti del mercato, ignorano le nuove competenze, nuovi sviluppi tecnologici e altri fattori esterni (ambientali). Le organizzazioni rigide non hanno una buona comunicazione orizzontale. Ciò rallenta i processi decisionali e inibisce la delega dell'autorità vicina al punto di azione, favorendo l'inefficienza e la burocrazia. La divisione secondo gruppi o funzioni professionali inibisce anche il cambiamento. Ad esempio, i passaggi decisionali possono essere stati progettati per una particolare tecnologia esistente, per un prodotto definito o un mix di servizi. Le cose sono cambiate, ma le procedure sono sopravvissute perché i manager vogliono minimizzare il cambiamento. Nessun sistema, comunque ben progettato, è efficiente in tutte le situazioni. La dinamicità e la flessibilità dovrebbero essere incorporati nel disegno del sistema al fine di massimizzare la produttività.
Migliori Pratiche
Negli anni le aziende hanno provato a dare una risposta come migliorare la propria produttività, adottando le metodologie ritenute più confacenti e attinenti al proprio bisogno e contesto.

Le aziende hanno quindi intrapreso programmi impegnativi e della durata di anni per cercare di migliorare il proprio processo, per ridurre gli sprechi, per ridurre i propri lead time, per migliorare la propria produttività, per ridurre i propri costi e per soddisfare i proprio clienti.
Tuttavia non sempre questi programmi hanno mantenuto le promesse e le aziende si ritrovano certamente più in controllo, con una maggiore disciplina interna, ma non hanno in modo sostanziale mutato la propria competitività relativa nei propri segmenti di mercato.
Noi crediamo che la ragione principale di tali insuccessi sia da ricondurre al fatto che, tutte queste metodologie hanno come obiettivo principale, come focus strutturale, il miglioramento del processo produttivo e solo secondariamente del “Sistema di Prodotto-Mercato”, del Prodotto in sé e della sua efficacia competitiva relativa sui mercati.
Secondo noi, occorre essere più concreti e affrontare il tema della competitività-produttività, in modo diretto, dal prodotto e per il prodotto, dal mercato e sul mercato. Se volete, un ritorno ai fondamentali, evitando tutto ciò che è superfluo e indiretto.